Cenni storici - Gravago

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STORIA
GRAVAGO... un passato illustre

La Valceno, sull’Appennino parmense, è formata dal fiume omonimo, che nasce dal monte Penna e confluisce, a Fornovo, nel Taro, come affluente di sinistra.
La Val Noveglia, nella parte alta della Valceno, prende il nome dal torrente che l’attraversa, affluente del Ceno. Una parte della valle, ai piedi del Monte Barigazzo, è occupata dalla frazione di Gravago (Comune di Bardi, Provincia di Parma) che vanta un illustre passato, con tante testimonianze che lo ricordano (vedi "I luoghi della memoria").
Il nome di "Gravago" inizia ad apparire in atti ufficiali durante il sec. VIII, ed è legato alla fondazione del Monastero dedicato all'Arcangelo San Michele. Nella zona piacentina vengono enumerati nel privilegio di Ildebrando, re dei Longobardi, del 21-3-744, ben 5 Monasteri, tra cui quello di Gravago.



La posizione geografica è importante. La rete viaria, attraverso il passo del Santa Donna, metteva in comunicazione la Valceno e la Valtaro, risaliva attraverso il Bratello, arrivava a Pontremoli, Luni e all’Italia centrale, oppure da Gravago verso Tosca scendeva a Varsi e da lì raggiungeva la pianura. Nella carta-affresco del 1574, che si trova nel monastero benedettino di San Giovanni a Parma, mentre non è indicato Bardi, figura il nome di Gravago, a ricordare l’importanza del suo antico monastero.
Oggi l'antico monastero dei monaci benedettini cassinesi dà il nome alla località in cui è situato ed  è ricordato solo dall'imponente chiesa di San Michele. Monastero era una tappa importante per i pellegrini medievali che, attraverso il Passo Santa Donna e quello successivo del Brattello, raggiungevano la Toscana e poi Roma.
Di sicuro interesse è anche la Pieve medievale di Gravago, in località omonima sul lato opposto del torrente Rosta: la costruzione attuale è del 1865,.
Tra le testimonianze del passato, oltre alle due chiese, ricordiamo anche il Castello di Gravago, risalente al XIII secolo, ritenuto parte di una linea di castelli difensivi voluta da Ubertino Landi, signore di quelle terre. L'edificio, di pianta quadrata (13 metri per 10) è ancora ben visibile, insieme ai resti di un muro di cinta che conduce alle rovine di un'antica torre.
In località Brè, un'altra casaforte usata da Ubertino, fu uno dei primi edifici del parmense ad avere un camino interno per far uscire il fumo del focolare (si usava ancora il foro nel soffitto), e perciò è conosciuta ancor oggi con il nome "La Caminata".

Antico stemma dei Gravago Landi
(nella baita di Noveglia, prima dell'incendio...)



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