Curiosità - Gravago

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CURIOSITA'



Pubblichiamo
testimonianze e documenti
che ci fanno riflettere
e, talvolta,
anche... sorridere.



Gravago 1928: il Castello, ma non solo...



Cominciamo con un testo del 1928,
inviatoci da Beppe Conti,
che intitoliamo
"GRAVAGO 1928:
il Castello, ma non solo...",
molto interessante
per le info di carattere storico,
ma anche per alcune notazioni
sul... carattere dei gravagotti,
definiti "baldanzosi e arditi".

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IL DOCUMENTO,
diviso in due parti,
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Estrapoliamo le... curiosità





Fare la spesa negli Anni Cinquanta e Sessanta...


Oggi
(e soprattutto in tempi di coronavirus)
va molto di moda
"la spesa on line",
ma... come si faceva la spesa,
negli Anni Cinquanta e Sessanta,  
a Gravago?

I negozi di alimentari erano quattro: due a Noveglia  (“cui d la Briggia” e  “Margarita”), uno a Pieve (Gino Ricci) e uno a Brè (Giuspèin Bertorelli, poi suo figlio Nino, che era noto anche per i suoi interessi musicali: per hobby, suonava la fisarmonica nelle “balére”).
Non esisteva il frigorifero per conservare le scorte deteriorabili.  Il pane, le uova, i formaggi, il burro e la frutta (e qualche volta la carne) erano prodotti in famiglia e conservati in modo che durassero.
Ad esempio, il pane veniva preparato, una volta alla settimana, in grosse “micche”, cotte nel forno a legna, poi messo in ceste (“scòrbe”) di vimini e coperto con strofinacci di cotone, che lo mantenevano morbido a lungo.
Il burro si otteneva sbattendo a lungo la panna in bottiglie dal collo piuttosto ampio. Successivamente lo si faceva bollire e così durava anche per diverse settimane.
Il formaggio, confezionato in piccole formelle, si faceva stagionare in casa (e una parte di esso molto a lungo, finché  potesse essere grattugiato).
La frutta consumata era quasi unicamente quella stagionale, solo le pere, le mele e le nespole venivano conservate per l’inverno, come la frutta secca (noci e nocciole).
“Fare la spesa” voleva dire acquistare quei prodotti che non si potevano autoprodurre. Per gli alimentari, in genere, si trattava di scatolame, dadi, zucchero e sale.
Oltre ai negozi già citati, c’era il “servizio a domicilio”, in genere una volta alla settimana e quasi soltanto nella bella stagione, fatto da Nino Bertorelli di Brè, il quale, prima con la famosa moto Zundapp 750, poi con la jeep e infine con un piccolo autocarro, portava nelle varie zone di Gravago i generi di prima necessità.
Il mercato di Bardi del giovedì era un appuntamento quasi immancabile per la spesa e la sede municipale quel giorno brulicava di gente proveniente dalle varie contrade, con tante bancarelle (soprattutto di alimentari e abbigliamento) e il mercato del bestiame. Era questa un’occasione importante d’incontri e relazioni, oltre che per fare la spesa. Nei primi anni Cinquanta si andava a Bardi a piedi, successivamente anche in corriera (che arrivava prima a Noveglia, poi fino a Brè o a Brugnola) o col servizio taxi organizzato da Gianni e Alfredo “d la Brigia” di Noveglia o con la jeep di Artemio di Pianelleto.  A proposito delle “corriere”, ce n’erano 3, E sono rimasti ben impressi nella nostra memoria anche il tipo e gli autisti: una Spà 3 (guidata da Gino Morbiani), una Om Taurus (guidata da Lazzaro Resteghini) e un’Alfa (guidata da Gino Ricci). Gli stessi autisti delle corriere svolgevano anche un servizio pubblico con due macchine (un’Artena e una Dilambda).



Musica e balli... nel secolo scorso



 
Riguardo alla musica, è molto interessante menzionare  la presenza dei “pivàn“ (suonatori di piva, una cornamusa semplice, poi soppiantata dalla fisarmonica), operanti nella nostra zona fino ad alcuni decenni antecedenti il periodo in cui sono ambientati i nostri ricordi. Ma c’erano diversi anziani che ne parlavano con nostalgia.
A Noveglia Marino Bergazzi (ex presidente dell’AS Valnoveglia) è chiamato “Marinu d`ar pivàn“, perche` un suo zio era un suonatore di questo strumento.  Inoltre alla  Pieve vive ancora chi ricorda gli zii suonatori di piva (dei quali conserva gelosamente diverse foto),  i quali facevano ballare gli orsi, girando l`Europa, come gli orsanti di Compiano.
Ricordi particolari sono legati, poi, ai “balli di gruppo“ nell`aia e soprattutto al “Cantamaggio“ (caratterizzato da canti itineranti, le cui origini sono i rituali agresti).  "In questa casa è piovuta una stella, in questa casa c'è una ragazza bella": ripetendo questo ritornello, i Cantamaggio si fermavano sotto le finestre delle signorine (che  aspettavano i giovanotti agghindandosi i capelli con nastri) e le invitavano ad uscire.
I balli che si facevano nella case private erano accompagnati dalla fisarmonica di alcuni suonatori famosi a Gravago, come Nino Bertorelli di Brè. (Notizie raccolte da Daniele Biolzi)



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