Scuole - Gravago

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GEOGRAFIA
SCUOLA  ELEMENTARE
E  SCUOLA POPOLARE

  

Nella seconda metà del secolo scorso, per molti anni, la scuola elementare è stata frequentata a Gravago in molte sedi, che richiamavano in una "villa" abbastanza centrale i bambini di quelle limitrofe.
Gli scolari viaggiavano a piedi, spesso in gruppo; in una mano un fascetto di legna per il fuoco o il mazzolino fiorito per la maestra, nell’altra la "cartella" contenente sussidiario, due quaderni, piccolo album da disegno, astuccio con i colori e... merenda (due fette di pane addolcite dall’attenzione della mamma, da qualche frutto di stagione o da una tavoletta di cioccolato con figurine per raccolta e scambio).


Palazzo Franchi: la scuola di Brè
La maestra risiedeva sul posto in una casetta o stanza attigua alla scuola;  questo in tempi storici, tempi andati! Poi la maestra cominciò ad arrivare in auto e a ritornare a casa alla fine delle lezioni quotidiane; le scuole, sempre in diverse frazioni dalla nostra valle, a volte se ne chiudeva una per aprirne un’altra, là dove c’erano più  utenti: si portava la scuola ai bambini, evitando loro lunghi spostamenti; al centro c’era lo scolaro! Significativi esempi le scuole di Venezia, di Pianelleto, di Cerreto.
Il servizio-scuola di base era assicurato vicino a casa o almeno nel tessuto sociale di appartenenza di tutti gli abitanti. Anche coloro che non avevano figli in età scolare o non ne avevano mai avuto erano orgogliosi della scuola e fautori del suo buon funzionamento; proverbiale l’interesse scolastico sostenuto da Albino di Cerreto.
La scuola è vita e gioco e teatro, è esperienza nel territorio e i bambini, anche senza saperlo, erano veicolo di educazione permanente per tutti. Poi la popolazione della Val Noveglia andò diminuendo. Anche gli stanziamenti del Ministero della Pubblica Istruzione diminuirono progressivamente. Occorreva ridurre le spese. Si chiusero, ad una ad una, tutte "le piccole scuole di sassi", come direbbe il poeta di Parma Renzo Pezzani.  Si staccarono dai muri le carte geografiche e i bei disegni dei fanciulli, le fotografie di istanti importanti; si accantonò il glorioso franklin in cotto che con l’alimentazione di tutti quei fascetti donati avevano scaldato molti giorni di scuola in un'aula di pluriclasse.
Dopo un breve affaccio di arredo scolastico in sacrestia -solo per quanto riguarda la scuola di Monastero- nell’anno scolastico '71-'72 si portarono i banchi verdi e la lavagna in una sala ben sistemata in due o più aule dentro ad una casa abitativa  di Noveglia, che intanto era diventato il centro più abitato e vantava un bel numero di famiglie giovani e quindi di bambini.
Lì confluivano -già trasportati in taxi- i bambini delle diverse "ville" di Gravago, ma anche Pieve e di Comune.
A Noveglia la scuola elementare funzionò fino all’anno scolastico 1988/1989. Era diventata scuola a tempo pieno con servizio mensa presso la trattoria locale. Da allora tutti i bambini di Gravago frequentano le scuole elementari a Bardi.
La scuola primaria di primo grado in valle richiamava la presenza a scuola del parroco per l’insegnamento di religione. Fatta salva la laicità della scuola statale, il parroco, negli incontri scolastici settimanali, si trovava in prossimità educativa con i bambini e quindi con le loro famiglie, con insegnanti e con tutte le attività didattiche e formative realizzate dagli stessi e rispondenti alle esigenze socioculturali del territorio.
La ricaduta conoscitiva e la promozione sociale avveniva naturalmente e con la cooperazione di famiglie e scuola, sostenute talvolta da anziani saggi ed esperti dei "mestieri" tradizionali.
I bambini e i ragazzi fino agli 11 anni sentivano l’appartenenza anche affettiva al loro ambiente, mentre si preparavano, crescendo, ad esplorarne altri, più ampi, più ricchi di stimoli, forse più evoluti, comunque socialmente diversi da quello di partenza. Era giunto il tempo di andare a vedere e, passando al successivo ordine di scuola, guardare lontano.
 

      
Foto di classe - Venezia, giugno 1960
Maestra: Nicetta Zambrelli (di Parma)
Scolari in primo piano, da sx.:
Maria Rosa e Mario Battagliola (fratelli);
in secondo piano:
Anna Cappellazzi, Pino Bertorelli,
Bruno Paganuzzi, Rita Cappellazzi,
Gina Barbuti, Luisa Cappellazzi.
Trascriviamo alcuni temi, risalenti agli anni scolastici che vanno del 1958-'59 al 1962-’63, rimanendo fedeli agli originali. Dalle parole semplici dei bimbi, che spesso strappano un sorriso (il lessico usato e’, ovviamente, molto limitato, i contenuti per lo più scarni ed essenziali), si evince che c’era povertà, ma anche grande gioia nel gustare le piccole cose e nel condividere ogni felicità e sofferenza con i vicini di casa. (Materiale già pubblicato nel volumetto "Ricordi vivi da Gravago", 2013)


Scuola di Venezia

Ecco… le scoperte, tra i temi di Pino

Sbuttoni, 11 dicembre 1958
TEMA: I miei vicini di casa
SAGGIO
A Venezia vivono quattro famiglie. Mi sono tutti cari, ma la Rita e la Luisa sono le mie compagne più care e con loro percorro tutte le mattine la strada per venire a scuola. In una famiglia abita una vecchia di novantasette anni e noi bambini ci facciamo raccontare le storie. Tutti ci aiutiamo in qualunque bisogno. Quest’anno io e l’Anna abbiamo fatto il presepio e ci siamo aiutati a cercare il muschio nei boschi …

Venezia, 15 ottobre 1959
TEMA: La nostra scuola
SAGGIO
Dopo tanti anni di sacrifici siamo riusciti ad avere la scuola molto vicina.
Adesso siamo molto contenti. Prima era una stanza brutta e buia, ma ora l’hanno aggiustata, l’hanno imbiancata molto bene e hanno messo le mattonelle in terra; hanno fatto la porta per metà di vetro così c’è più chiaro. Adesso scriviamo su di un tavolo, perché mancano ancora i banchi. Abbiamo già disegnato i punti cardinali e a me questa stanza piace molto. Adesso sono felice, perché, appena fuori di scuola, sono a casa.

Venezia, 18 dicembre 1959  
TEMA: Il mio paese
SAGGIO
Il mio paese è posto sui monti ed è molto piccolo. E’ molto scomodo, perché non ha né la strada né la luce, ma a me piace, perché ci sono nato. Adesso abbiamo la comodità della scuola e dell’acqua, prima bisognava andare a scuola a Brè e a prendere l’acqua in fondo ai prati. Ci vivono poche  famiglie, 23 persone in tutto; molte sono andate in Inghilterra.
D’inverno il mio paese è brutto, perché è tutto coperto di neve, le piante sono spoglie e i passeri tremanti dal freddo volano di siepe in siepe. Invece in primavera i prati sono verdeggianti e le  piante tutte in fiore. Chi sale al Pian Ciliegia vede Varsi, Bardi, Parma e anche i monti del Trentino e quelli per andare in Svizzera. A me il mio paese piace molto.

Venezia, 8 febbraio 1960
TEMA: Come passo le domeniche
SAGGIO
Alla mattina mi lavo per bene, mi vesto e mi pettino e poi vado alla dottrina a Monastero, mi confesso e durante la Messa faccio la S. Comunione. Finita la Messa, vengo a casa insieme ai miei amici e durante il viaggio (dura un’ora e mezzo) giochiamo. Arrivato a casa, mangio, faccio i compiti e studio la lezione. Dopo gioco con i compagni… Verso sera con gli amici vado nei boschi a prendere le pecore e le porto nella stalla. Dopo cena vado a filosso, gioco a carte e poi vado a letto. Dico le preghiere e mi addormento sereno.

Venezia, 12 aprile 1960
TEMA:
I miei compagni della scuola di Bre’ dello scorso anno
SAGGIO
L’anno scorso frequentavo la scuola di Brè; per andare a scuola percorrevo circa 3 Km di strada a piedi. Eravamo in 16 bambini e ci volevamo molto bene.
Alla mattina partivamo da Venezia molto presto e, quando arrivavamo a Brè, i nostri compagni erano già là, ma non avevano ancora preparato niente. D’inverno li aiutavamo ad accendere la stufa e dopo, quando tutto era pronto, arrivava la signorina e cominciavamo la scuola. Tutte le mattine la signorina andava alla S. Messa a Monastero e noi, intanto che l’aspettavamo, giocavamo nel prato del parroco, di fronte alla scuola. A mezzogiorno uscivamo da scuola e tornavamo a casa. Una volta ci siamo fermati a giocare durante il viaggio e siamo arrivati a Venezia che era buio e c’erano le stelle. I nostri genitori erano molto preoccupati e ci hanno sgridati tanto.

Venezia, 5 giugno 1960
TEMA: Una passeggiata nel bosco
SAGGIO
Il bosco è  bello, perché è tutto ombreggiato. Ci sono piante alte e grosse e lassù, fra le cime dei rami, covano i corvi e le gazze. Io nel bosco ci vado volentieri e ascolto il cinguettio degli uccelli. Mi dice mia nonna che gli uccelli mangiano un chicco di frumento, ma ne aiutano cento, distruggendo insetti nocivi. Noi bambini alle volte prendiamo  gli uccelli e li mettiamo in gabbia. Poverini!
Nel bosco si vedono le api che volano sulle gaggie in fiore, cercando polline e nettare; si possono vedere anche le formiche molto affaccendate nel loro duro lavoro.
Sotto le piante nascono i funghi mangerecci e quelli velenosi. Le chiocciole mangiano molto volentieri i funghi e così anche le pecore che, quando trovano i funghi, si affannano e si spingono per mangiarli.
Nel bosco abitano molti ragni, che costruiscono lunghe ragnatele per acchiappare mosche e insetti. Quando soffia il vento i ragni vanno bassi, quasi a terra, e quando arriva qualcuno stanno sempre pronti per fuggire.
Crescono anche molte fragole fragranti e saporite. Noi bambini le raccogliamo molto volentieri per mangiarle con lo zucchero e il pane fatto nel forno.
Gli scoiattoli intanto mangiano le nocciole e scappano veloci.
Il bosco è bello soprattutto d’estate, ci porto spesso le pecore e le mucche, perché trovano tanta erba e foglie da brucare, e mi diverto tanto con i miei amici. E’ bello respirare l’aria fresca delle nostre montagne...

Venezia, 18 ottobre 1960
TEMA: Cosa farò quando sarò grande
SAGGIO
Quando sarò grande, se potrò, andrò all’estero. Mi piacerebbe fare il cameriere o il cuoco e andare in Inghilterra, dove ci sono i miei parenti, che mi vogliono tanto bene.
Andrei all’estero solo per guadagnare soldi e farmi una casetta in città, dove ci sono tutte le comodità, molto più di qua.
Se avrò la fortuna di guadagnare, la mia passione sarebbe di comperarmi una macchina per fare delle belle gite.

Venezia, 10 marzo 1961  
TEMA: Cronaca del giorno di vacanza
SAGGIO
Ieri, giovedì, non siamo andati a scuola, perché la maestra era andata a Bardi.
Io alla mattina ho curato le mucche, ho condotto le pecore al pascolo a Pian Ciliegia e poi sono andato a vedere arare la terra.
Poi ho vangato un po’ l’orto con mia nonna, ho fatto i compiti e giocato con i miei amici.
Nel pomeriggio sono andato di nuovo a vedere il trattore arare la mia terra.
Alla sera ho giocato a nascondino con i miei compagni. E’ arrivato poi Artemio con la jeep e c’era anche il babbo di Bruno. Io sono andato a casa e ho letto il giornale (Tuttosport) che mi aveva portato la Clotilde.





...altre scoperte, tra i temi di Luisa

Complice la soffitta, quel luogo misterioso dove trovi di tutto, è capitato, recentemente, anche a Luisa, di “imbattersi” in un quaderno di quegli anni,  datato 1963 (si frequentava a Venezia, allora, fino all’ottava classe elementare, anche se c’era la scuola media a Bardi, ma era impossibile raggiungere la sede municipale ogni giorno).
Anche i temi di questo “tesoro ritrovato” toccano i contenuti più disparati e  diversi riguardano argomenti religiosi (come il mese mariano, la quaresima o la morte di Papa Giovanni XXIII). Un testo che, forse, ci colpisce oggi in modo particolare riguarda la nascita di un vitellino “nella stalla accanto alla scuola”. La proprietaria della mucca, per starle accanto durante il parto, chiede alla maestra se può tenere “tra i banchi”, in quel frangente, la sua bimba piccolina. Gli scolari, naturalmente, gioiscono....

Venezia, 9 febbraio 1963  
TEMA: Il mio paesello
SVOLGIMENTO
Il mio paese è Venezia. E' un paesetto di montagna. Vi sono solo quattro famiglie. Tutti gli abitanti vanno d'accordo. Nel mio paese si allevano animali: mucche, pecore, galline e conigli. Il mio paese è molto scomodo per tutto. Non ci sono né strada carrozzabile, né luce. La sola comodità che abbiamo è la fontana  e, da tre anni, la scuola. Prima, a noi di Venezia, toccava andare a scuola a Brè. Le strade sono piccole e mulattiere, piene di sassi. Noi per raggiungere la corriera dobbiamo fare un'ora di strada a piedi. Il mio paese è circondato da bellissime montagne. In estate ci si sta molto bene perché c'è una bell'aria fresca... Anche se  il mio paese è scomodo, io ci sto volentieri, perché ci sono nata.

Venezia, 22 febbraio 1963  
TEMA: Il carnevale a casa mia
SVOLGIMENTO
Nel mio paese, durante questi giorni, si preparano tutti per festeggiare il carnevale che è una festa molto allegra e  fa divertire vecchi e giovani. Nella mia frazione, domenica, si fa una grande mascherata. Mia cugina Anna alcuni giorni fa ha portato a casa i vestiti delle maschere e li ha stirati; io l'ho aiutata a cucirli dove erano strappati e ho attaccato alcuni bottoni. Domenica dopo il Vespro, appena si uscirà di chiesa, si vedrà la mascherata spuntare; ogni maschera, quando vede la gente che la guarda, incomincia a suonare e a ballare e fare versi per far ridere la gente...   

Venezia, 6 marzo 1963  
TEMA:
E' nato un vitellino nella stalla accanto alla scuola
SVOLGIMENTO
Lunedì nella stalla accanto alla mia scuola è nato un bel vitellino. Nel pomeriggio noi bambini abbiamo visto un movimento di gente che andava nella stalla di Battagliola, allora abbiamo subito immaginato che ci fosse qualche mucca ammalata. Dopo un po' abbiamo visto che la signora Gina veniva a scuola con la Gabriella e ci ha chiesto se, per favore, ce la tenevamo perché stava per nascere il vitellino. Allora noi abbiamo preso la Gabriella e l'abbiamo tenuta con noi. Dopo la maestra ci ha dato un biscotto e Rita lo ha fatto mangiare a lei, che ha cominciato a tossire e ci siamo spaventati.  
Finita la scuola, sono andata nella stalla a vedere il vitellino. E' molto grosso, ha le gambe robuste e il pelo molto lungo di  colore grigio. In quel momento c'era la Gina che gli dava il latte e lui lo beveva dentro il catino, avidamente...

Venezia, 17 aprile 1963
TEMA: E' tornata la primavera
SVOLGIMENTO
Dopo tre lunghi mesi di inverno, è tornata la primavera, la più bella stagione dell’anno. Al suo arrivo tutto si risveglia… Al mattino, quando apro gli occhi, sento gli uccelli che cantano felici, soprattutto il cuculo. E anche noi siamo felici. I contadini cominciano a lavorare nei campi, piantano le patate e seminano l’orzo. Le donne preparano l’orto. Anche noi bambini giochiamo all’aria aperta. Che bello!

Venezia, 1 giugno 1963  
TEMA: E' finito il mese dedicato a Maria
SVOLGIMENTO
...Noi, qui nella villa di Venezia, tutte le sere abbiamo recitato il Santo Rosario. Avevamo preparato l'altarino in scuola sopra a un comodino, poi ci abbiamo messo la statua di Maria Immacolata che appartiene alla mia mamma e al mio babbo e l'aveva regalata a loro il Parroco, quando si erano sposati... In tutti i paesi, e anche dove ci sono pochissime case, durante il mese di Maggio le persone si radunano e recitano il Rosario. Noi, da quando si è ammalato il Papa, tutte le sere recitiamo tre Padre Nostro e tre Gloria perché possa guarire...


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I temi... di Vilma:
il quadro “come eravamo” si arricchisce…
       
Infine, ecco alcuni temi di Vilma Romitelli, che è nata a Gravago e qui ha vissuto da bambina, frequentando anche,  per alcuni anni, la scuola elementare di Monastero con la maestra Giustina Belli, di cui ha un ottimo ricordo, come degli amici di Gravago.  I testi ci forniscono altre interessanti notizie sulla vita degli abitanti di Gravago e sui rapporti tra le persone, improntati, come appare anche dai temi di Luisa e Pino, sull’aiuto reciproco, non solo “in caso di bisogno”, in un periodo in cui la povertà esteriore coabitava con la gioia per le “piccole cose”. Sì, eravamo felici. Erano momenti in cui, davvero, il verbo “essere” era molto più importante del verbo “avere”.
Tra le notizie che ci fornisce Vilma,  in particolare, notiamo la sua condizione di immigrata, ben accetta e integrata nel territorio. Interessanti le informazioni sulle condizioni di vita del mulattiere, un mestiere ormai quasi del tutto scomparso sull’Appennino, ma anche quelle riguardanti la scuola elementare di Monastero.

,  16 novembre 1960  
TEMA: Il pranzo
SVOLGIMENTO
Mia mamma prepara il pranzo, di solito una pastasciutta con della carne in umido, poi la mette in una zuppiera, e questa dentro ad un canovaccio che lega nei quattro angoli. Poi infila il canovaccio con dentro la zuppiera in un bastone e se lo carica sulla spalla, a volte, invece, lo mette in testa, così può prendere per mano noi bambini. Quindi ci incamminiamo verso il bosco nel punto in cui mio padre scende per scaricare la legna e lì, insieme, mangiamo. Quando suonano le campane di mezzogiorno, di solito siamo vicini  al posto dove mangeremo con il babbo. E’ molto bello vederlo arrivare con i muli carichi di legna.  Mentre lui li scarica, noi, seduti sull'erba, pranziamo; i muli si riposano e mangiano la biada. Dopo il pranzo, noi ritorniamo a casa e il babbo riparte, con i muli legati in fila, per ritornare nel bosco a caricare altra legna.

Monastero,  12 dicembre 1960  
TEMA: La mia scuola
SVOLGIMENTO
Io abito a Roncazzuolo e vado a scuola a Monastero. La mia maestra si chiama  Giustina. Sua sorella ci fa da mangiare, mi imbocca i fagioli, perché non mi piacciono, mi fa il trenino con il cucchiaio e poi dice che c'è la galleria e io apro la bocca. La mia maestra è molto brava e ci fa suonare il flauto. A scuola  noi siamo in tanti. Vado a scuola a piedi come l'Elisabetta, l'Isabella e Pino, poi verso Noveglia incontriamo la Giuliana e gli altri. A volte facciamo la strada nuova, che è grandissima e bellissima, ma è più lunga. Quando piove forte e l’acqua nel fiume diventa alta, mio padre ci  lega sui muli e ci fa attraversare la Rosta, mentre gli altri bambini stanno a casa e questo a me non sembra giusto…

Monastero,  18 gennaio 1961   
TEMA: La mia famiglia
SVOLGIMENTO
…I miei genitori sono marchigiani. Siamo venuti ad abitare qui perché mio padre è un mulattiere. Si chiama Giammaria, mia madre si chiama Triestina, io Vilma, i miei fratelli Angela, Egidio e Renata. Abbiamo nomi che qui non hanno. Io e mio fratello Egidio siamo nati qui, perché era estate e mio padre d'estate lavorava qui. Mia sorella Angela e la Renata sono nate d'inverno, perciò sono marchigiane. Io sono nata a Brugnola, Egidio alla Pieve: ci ha fatto nascere l'Alba di Roncazzuolo.
Mio padre Giammaria è molto bello. Quando torna dal lavoro è stanco, ma io mi siedo sulle sue gambe e lo pettino; lui lascia fare.  Anche mia madre è molto bella; è la donna più bella di Noveglia e mio padre è geloso. Angela è bionda e ha gli occhi azzurri, è la più grande e deve curare la Renata, che è la più piccola e piange sempre perché ha fame, ma il latte non lo può mangiare perché le viene la crosta in testa. Anche Egidio la cura, la mette nella carrozzina, le dà la spinta e poi corre dietro alla carrozzina. Però  preferiamo giocare con altri bambini più grandi. Mia sorella Angela ci porta spesso al fiume, dove ci laviamo e bisticcia sempre con Egidio che gioca e non si vuole lavare...

Monastero, 16 febbraio 1961
TEMA:
Descrivi come hai passato la giornata di ieri
SVOLGIMENTO
…Ieri mattina, mentre stavo andando a scuola, all'improvviso è stato tutto diverso… si sentivano i cani abbaiare e le galline e i galli cantare forte, poi arrivò un silenzio fortissimo ed è diventato buio (1). Allora ho pensato che mia mamma si era sbagliata, che era notte e sono tornata indietro, ma stava di nuovo tornando chiaro. Ho pensato che era l'alba, però, quando sono arrivata a casa, mia madre mi ha fatto tornare a scuola di corsa perché ha detto che era tardi… Boh, io ho visto che era notte, comunque a scuola c'erano tutti...
Nel pomeriggio la mamma ci ha portato dalla Marina. Prima ci ha spiegato che dovevamo stare seduti e zitti. La Marina ha una casa molto bella. Nella cucina grande ci sono, attaccate al muro, le pentole di rame, un quadro con un cane bellissimo e  due fucili. Poi c'è un mobile grande con tante porticine, che si aprono con una chiave, che la Marina ha dato alla Renata… “Così sta brava” ha detto. La Marina ci ha fatto la torta di riso, io, però, non l'ho mai mangiata, perché noi non mangiamo come quelli di Noveglia… Il riso dolce era strano, ma buono. La Marina ha una famiglia grande, però ha tanto aiuto: una parente lava i piatti con la sabbia e i panni con la cenere, un altro va nella stalla e, quando uccidono i maiali, ci sono tante persone. Io non ho mai visto come fanno, ma si sentono i maiali urlare…
(1) il riferimento è all’eclisse totale di sole del 15-2-1961

Monastero, 22 maggio 1961   
TEMA: Noveglia
SVOLGIMENTO
“…I miei dicono che a Noveglia c'è brava gente e hanno tanti amici. La domenica andiamo spesso a Casabagaglia da altri amici. Gino gli ha prestato dei soldi e mio padre un po' per volta glieli riporta. Noveglia è molto bella, ci sono tanti bambini e noi giochiamo insieme”.


...due pagelle






Il viaggio da Venezia a Brè:
piccoli scolari crescono
(Ricordi personali sul lungo viaggio...
per andare a scuola,
corredati da una foto "storica"
della maestra Tina Corsini)

Negli anni ’50-‘60 le scuole elementari nel territorio di Gravago erano diverse: a Pieve, a Brugnola, ai Bergazzi, a Monastero, a Brè e a Cerreto prima, a Venezia poi. Per un breve periodo anche Pianelleto ha ospitato la scuola.
Gli scolari che avevano il tragitto più lungo da compiere, per raggiungere la sede scolastica, provenivano da Venezia (Anna, Pino, Luisa e Rita), fino a quando nell’anno scolastico 1959-60 è stata chiusa la sede di Cerreto ed aperta una nuova sede proprio a Venezia.
Il viaggio da Venezia a Brè, che durava oltre un’ora, attraverso sentieri nei boschi e/o strada mulattiera, passava per gli abitati di Michelotti e Sbuttoni, dove i bambini si univano a quelli del posto e insieme raggiungevano Brè. Vestiti con grembiule nero e colletto bianco, sempre! Nel periodo autunnale, arrivati a Michelotti, la Marina (madre di Gina e Anna), spesso riempiva le tasche con gli appetitosi “balëtti” (castagne bollite), che, naturalmente, lasciavano il segno nella “divisa scolastica”. Ma, per questo, la maestra Tina Corsini, che esigeva sempre il massimo ordine, mai ha fatto un rimprovero.
Arrivavano davanti all’edificio scolastico (che veniva aperto dal mitico Richèin) quando ancora la maestra, che abitava a Noceto (e aveva sposato Giuvàn dal Brigu), non era ancora giunta.
Nel periodo invernale erano gli stessi bambini ad accendere la stufa per riscaldare l’aula. La legna necessaria per il riscaldamento veniva trasportata nei pressi della scuola dai genitori, utilizzando la slitta trainata da buoi o mucche. Il pranzo veniva consumato nella mensa (ossia sui banchi scolastici) e consisteva in zuppa nel latte con biscotti secchi acquistati a Brè nel negozio di alimentari di Nino o, più spesso, con torta preparata a casa dalle mamme.
Il giovedì era il giorno di vacanza. L’orario scolastico prevedeva lezioni anche nel pomeriggio.
Il viaggio di ritorno a casa, da Brè a Venezia, spesso durava tante ore. Ci si fermava a giocare lungo il tragitto, impensierendo spesso i genitori, che tante volte, all’imbrunire, non vedendo arrivare i bimbi, arrivavano fino alla Dürélla e urlavano per farsi sentire e verificare se stavano per giungere.
Non si ricordano particolari problemi né spiegazioni originali, se non “ritardo motivato da giochi”!

      Ecco Rita e Luisa con la maestra Tina Corsini,
in una foto davvero storica.


La didascalia è scritta, di proprio pugno, dall’insegnante…
“Sbuttoni di Gravago,
la maestra Tina Corsini accoglie
due scolarette, Rita e Luisa,
che arrivano a scuola
dopo un’ora e mezza di strada.
Esse abitano in uno sperduto paesino,
chiamato… Venezia,
posto poco sotto il Barigazzo,
all’estremità della Val Noveglia”
     Le maestre
dall'anno scol. 1969/’70
all'anno scol. 1988/’89

Si riportano, nella seguente tabella, i nominativi delle maestre, con le classi loro assegnate, nelle varie scuole elementari della Val Noveglia (a cura di Ida Albianti)
Lavori scolastici
riguardanti il nostro territorio
(a cura di Ida Albianti)

      
Diversi lavori scolastici delle scuole (elementari della valle e medie di Bardi) hanno riguardato la Val Noveglia. Diamo cenno di alcuni di essi.
La scuola s'innesta nel territorio, ne riceve alimento conoscendolo e facendolo conoscere.
Ci sono stati anni in cui lo stesso Distretto Scolastico ha incentivato la reciprocità di crescita culturale con il progetto "A scuola di territorio" cui la scuola dell'obbligo ha aderito con ricerche e attive uscite didattiche.
Quando Giancarlo Eridano, oltre che docente della Scuola Media, era sindaco di Bardi, propose alle sue classi il progetto "Adotta un monumento"; una classe terza, in operativa risposta, scelse il lavatoio di Pieve, significativo esempio di architettura spontanea degno d'essere salvato. Trattasi d'un piccolo insieme comprendente vasche per lavare al coperto, vasche esterne per abbeverare animali e pozzo coperto per attingere acqua;  risale al tempo in cui non c'era ancora rete idrica.  Realizzato in pietra e malta, funzionale a suo tempo, si nota ora per bellezza e armonia che vorrebbero vincere il degrado. Un precedente intervento pubblico, rivolto a colmare l'avvallamento della strada comunale antistante, risulta improprio per aver ridotto vasche e pozzo a livello stradale, con conseguente riempimento di detriti; deturpanti anche rovi, muschi e licheni, mentre il tetto del manufatto, per una sua falla, fa temere il crollo.
Gli alunni impegnati nel recupero di questo "monumento", col benestare del Comune, col sostegno dello stesso e del Centro Studi Val Ceno per un  a.s., si recano sistematicamente sul posto per rilievi, foto, valutazione dei problemi e conseguente ripulitura manuale dell'oggetto nonché dell'ambiente circostante. Non possono certo riportare il piccolo complesso architettonico al giusto livello originario, ma attraverso lettere agli Enti Locali e diffusi servizi fotografici, riescono a sensibilizzare l'opinione pubblica, tanto che l'Associazione Sportiva di Noveglia, con uno dei suoi volontari interventi sul territorio, si assumerà il costo del rifacimento del tetto del lavatoio, eseguito tempestivamente da un'impresa locale.
Sorge quindi spontaneo un auspicio: quanto realizzato negli anni '90 potrebbe, ancora, esser ripetuto, con buona e migliore volontà!
Tante altre le attività svolte, in diversi anni, da classi della Scuola Elementare e Media, guidate dai loro insegnanti.
Tutte interessanti e dettate dall'amore per il  territorio, dal desiderio di conoscerlo sempre un po' di più.
Si ricordano quindi alcuni tra i temi di ricerca sulla Val Noveglia:
- Aspetti geologici della val Noveglia e visita alle cave di Monastero ("La rinà" e "La grupgnèra").
- Flora spontanea e fioritura effimera del M. Barigazzo, versante di Pianelleto. Piante ed erbe officinali della valle.
- La via dei Monasteri (menabò della carta-guida al cammino ).
. Storia dei Landi e dei Platoni, della "Caminata" e del castello di Gravago, con escursione ai siti.
- L'emigrazione dei nostri conterranei verso Paesi stranieri, dalla fine '800 al l960.
- L'architettura di un villaggio in pietra abbandonato negli anni'60: Lavachielli.
- La storia e l'architettura spontanea di Lezzara (v. cappella cimiteriale ed editto napoleonico di S.Cloud, 1804).
- La Resistenza e la battaglia di Osacca (Natale 1943).
Invito a scuola dei testimoni attivi della lotta per la Liberazione: ad esempio, l'incontro con il "nostro" Garibaldi, nome di battaglia di Domenico Zazzera.
- Ricostruzione (per due volte) a scopo anche didattico (con scolaresche in visita) delle carbonaie, nel campo sportivo di Noveglia, da parte di chi è sempre disposto a lavorare per "far rivedere" un antico mestiere dei monti, da parte dei nostri esperti anziani quali Gino Baccarini, Gelindo Gelmetti, Gino Spagna e Gino Speroni.
Il carbone ottenuto, destinato poi ad alimentare le grigliate della festa nel bosco di Sant'Anna a conferma che ciò che è istruttivo è anche utile!
Un "racconto-riflessione"
di Valentina Selene Medici
pubblicato su Facebook nel Gruppo "Sei di Noveglia se..." (4 dicembre 2021)

La vecchia scuola
"Buongiorno bambini. Diciamo la preghiera e poi, ci mettiamo al lavoro."
La scuola ascolta le voci dei bimbi e si sente felice. Eccoli, seduti ai loro banchi, intenti a svolgere i compiti assegnati. La stanza, non è molto grande.
Una lavagna, un tavolo per cattedra, una carta geografica ad una parete. Su un'altra parete, vari disegni colorati, raffigurano monti, alberi, pecore al pascolo, il sole in un cielo azzurro. Al centro dell'aula, una stufa di terracotta rossa, rilascia calore. Accanto una cassetta con qualche pezzo di legna secca, portata da casa. I bambini hanno diverse età. Si va dalla prima alla quinta elementare. La maestra gira fra i banchi, segnando con un dito, un errore sul quaderno. Accarezzando una testolina, ancora un poco assonnata. Di strada ne era stata fatta, a piedi, per raggiungere la scuola. Nelle orecchie le parole delle mamme: "Cercate di studiare molto, così da grandi avrete una vita migliore"
Una vita migliore? Chissà cosa voleva dire. Non era forse già bella la loro? Avevano una famiglia. Amici per giocare, prati per correre, alberi, dove arrampicarsi per mangiare frutta. D'estate la libertà nei prati sul monte con le mucche e le pecore da pascolare. Che chiedere di più? Sorride la scuola. Ne ha visti passare di bambini. Chissà dove saranno ora. Ma lei li ricorda tutti con amore e vorrebbe poter risentire tutte quelle voci insieme, cantare un girotondo. Una folata di vento forte, fa sbattere un'imposta. Entra nella stanza e girando attorno, fa cadere calcinacci. La scuola, si desta d'improvviso. Era stato solo un bellissimo sogno. Da troppi anni quelle voci sono solo nei suoi ricordi. La lavagna non c'è più. La carta geografica, cade a pezzi, logorata dal tempo. Il sole del disegno è sbiadito e il cielo ingrigito. Solo pietre fatiscenti. Sono andate via le famiglie. “Spero abbiano trovato quella vita migliore, che desideravano”. pensa la scuola. Intorno a lei solo altre pietre cariche di ricordi. Una grande tristezza la invade, è difficile lasciarsi andare alla rassegnazione. Guarda verso il cielo e lo prega di mandarle una nuvola, che possa piangere per lei.
Pubblichiamo, infine,
un interessante documento
sull'apertura della  Scuola Popolare
a Gravago  nel 1949,
segnalatoci da Beppe Conti,
che l'ha pubblicato
su VALCENOSTORIA (16 aprile 2021)

Ci colpiscono  
e ci fanno provare tanta tristezza...
alcune parole del titolo dell'articolo:
"il sapere utile per chi emigrerà"

(13 Febbraio 1949)



Anche a Gravago si è aperta la Scuola popolare con una sezione di circa settanta alunni colmando così la grave lacuna avvertita da questa popolazione che sa valorizzare il sapere, corredo indispensabile nella vita, specialmente utile nelle audaci peregrinazioni all’estero in cerca di fortuna. A tutti i 70 scolari prodiga le proprie ottime qualità l'insegnante Alma Mazzaschi.
Da queste colonne la popolazione vivamente ringrazia il Provveditore agli Studi.




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